sabato 6 febbraio 2010

“Grilletto facile sull'interruttore della luce"

“Grilletto facile sull’interruttore della luce.”

Che cosa c’è che possa assomigliare di più al trascorrere almeno di un terzo, se non dell’intera giornata, senza elettricità? Un milione e mezzo di persone stanno vivendo in questo modo da oltre una settimana in quello che si presenta proprio come l’ultimo capitolo della crisi di elettricità in atto nella Striscia di Gaza. Se c’è un elemento in comune che persiste dappertutto in questa saga, questo è il senso imposto e perpetuo del “vivere ai bordi”..

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In novembre, l’Unione Europea, che finanzia i motori diesel necessari per far funzionare solo la centrale elettrica di Gaza. ha dato l’annuncio, in una decisione congiunta con L’Autorità Palestinese (PA), che avrebbe cessato il suo finanziamento del valore di 97 milioni di Euro all’anno, da attribuirsi in parte alla crisi economica globale. Nonostante il fatto che l’avviso sulle sue intenzioni è stato dato con mesi di anticipo, non è stato fatto alcun tentativo alternativo di accordo, sebbene alcuni stati europei avessero espresso la volontà di fornire finanziamenti all’Autorità Palestinese per coprire il costo del diesel.

Nel frattempo, la centrale elettrica di Gaza è stata costretta a limitarsi ad una produzione di appena 30 mega Watt, quasi un terzo della sua capacità potenziale di produzione (80 mega Watt).

Secondo le informazioni dei media, un altro fattore, che è una decisione che intralcia la questione del finanziamento, è rappresentato dal conflitto fratricida palestinese e dalla richiesta dell’Autorità Palestinese che Hamas contribuisca alle spese o raccolga denaro dai consumatori. L’Autorità Palestinese ha effettivamente invitato Hamas che non è stato precedentemente coinvolto nella produzione di elettricità a Gaza, per giocare un ruolo attivo nell’approvvigionamento e nel finanziamento della fornitura di un diesel industriale per la centrale elettrica di Gaza.

Questa settimana, la centrale elettrica ha accresciuto la produzione a 60 megawatt dopo aver ricevuto scorte aggiuntive di petrolio, ma non è chiaro se deve essere ricercata una soluzione.

Difatti, sembra che tutti gli attori di questo dramma stanno sfruttando una necessità tanto essenziale ed ovvia come l’elettricità al fine di promuovere i loro obiettivi politici. Nonostante il fatto che la centrale elettrica sia evidentemente una infrastruttura civile vitale, malgrado il fatto che essa sia una proprietà decisamente privata, e nonostante il fatto che il diesel industriale venga utilizzato usualmente per mettere in funzione le turbine della stazione, nel 2006 Israele decise di bombardare la stazione, infliggendo dei danni che devono ancora essere riparati completamente. Oltre a tutto, fin dal 2007, Israele ha limitato il trasferimento nella Striscia di Gaza di diesel industriali fino a un “minimo” che si posiziona a 2,2 milioni di litri per settimana, malgrado il fatto che in realtà vengono richiesti 3,5 milioni di litri per l’attuale produzione massima della centrale elettrica.

La politica israeliana di “riduzione al minimo” sta a significare che la centrale elettrica non ha la capacità di accumulare scorte di diesel industriale da approntare per i momenti di interruzione dell’approvvigionamento. Così, quando le scorte sono sospese, questa volta a causa dei problemi di finanziamento e al conflitto all’interno della dirigenza palestinese, 1,5 milioni di persone devono imparare a vivere in assenza della corrente elettrica per 8 ore o più al giorno.

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