sabato 26 novembre 2011

Il futuro di Israele, un futuro che in buona parte è già in atto

Un nuovo Israele in costruzione
Il futuro è adesso. La rivoluzione va avanti; basta aspettare quel che capita.
Di Gideon Levy
Un giorno non molto lontano da oggi, ci si sveglierà in un altro genere di paese, il paese che adesso si va formando. Non somiglierà al paese che conosciamo, che ha già la sua parte di imperfezioni, di distorsioni e di mali. E quando ce ne renderemo conto, sarà troppo tardi. Allora il vecchio Israele sarà descritto in termini elogiativi, un modello di democrazia e di giustizia, a confronto con la nuova versione, che prende forma mentre noi stiamo ad occhi chiusi, giorno dopo giorno, una nuova legge dopo l’altra.
Il modo di vivere nel nuovo Israele nel quale vivremo e moriremo, non ci ricorderà affatto il paese al quale eravamo abituati. Anche questo articolo non potrà essere pubblicato. Saranno pubblicate solo le opinioni convenienti, quelle approvate dalla nuova associazione dei giornalisti patrocinata dal governo, i cui membri saranno seduti in ogni sala d’informazione affinché non vi siano opinioni fuori dal coro.
Le leggi ed i regolamenti (passeranno chiaramente come regolamenti “d’urgenza”) impediranno la pubblicazione di tutto ciò che, agli occhi delle autorità, potrebbe nuocere allo Stato. Una nuova legge impedirà la diffamazione dello Stato, e il giornale che voi avete in mano sarà diverso. Riferirà soltanto buone notizie.
I programmi della radio e della televisione non saranno più quelli a cui siete abituati. Nessuna uscita dei media potrà andare oltre i limiti di legge a causa delle penalità draconiane che ci si tirerebbero addosso. La parola “occupazione” sarà illegale, come pure l’espressione “Stato palestinese”. I giornalisti traditori saranno messi alla gogna o arrestati o come minimo licenziati. Questo giorno non tarda ad arrivare.
In un futuro non troppo lontano, il paesaggio urbano avrà un aspetto diverso. Ciò che avviene ora a Gerusalemme, si svolgerà in tutto il paese domani, quando l’immagine delle donne sarà bandita dalla pubblica visione. Oggi, Gerusalemme, domani il paese intero. Bus e strade separate per gli uomini e le donne. Radio e televisione manderanno in onda solo cantanti uomini. A un certo punto si pretenderà che le donne si coprano la testa. Poi sarà la volta degli uomini. Si impedirà loro di presentarsi rasati o con la testa scoperta. Questo giorno non tarda ad arrivare.
Le città saranno chiuse il sabato. Nessun negozio, teatro o cinema sarà aperto. Poi arriverà il divieto di viaggiare in giorno di sabato. I ristoranti non kasher saranno illegali. Saranno obbligatorie le mezuzah sugli stipiti delle porte di tutte le camere della casa. Le coppie non registrate dal rabbinato non saranno autorizzate a vivere insieme, e le coppie in cui un solo membro è ebreo saranno immediatamente deportate. Sarà proibito alle coppie non sposate di passeggiare in pubblico tenendosi sottobraccio.
Una volta al mese, tutti gli studenti del paese faranno visite di solidarietà alle colonie in Cisgiordania. Tutte le lezioni cominceranno col canto dell’inno nazionale e il saluto alla bandiera. Coloro che non faranno servizio nell’esercito perderanno la cittadinanza e saranno deportati.
E lo Stato ebraico avrà un Parlamento ebraico. Dapprima si proibirà agli Arabi di presentarsi con loro partiti al Parlamento. Poi non si permetterà più assolutamente la loro elezione. Nell’attesa, i deputati che all’inizio di ogni sessione del Parlamento non cantano le parole dell’inno nazionale sul “desiderio ardente di un’Anima ebraica” saranno definitivamente scartati.
Si rifiuterà agli Arabi il diritto all’istruzione universitaria, con l’eccezione di una quota simbolica approvata dai servizi di sicurezza dello Shin Bet. Sarà illegale affittare ad arabi, al di fuori delle loro proprie città e villaggi, e la lingua araba sarà proibita. Anche le poesie del poeta arabo Mahmoud Darwish e dei suoi compatrioti ebrei Aharon Shabtai e Yitzhak Laor saranno proibite. Amos Oz, A.B. Yehoshua e David Grossman dovranno decidere. Si chiederà a loro, e a tutti i cittadini del paese, di dichiararsi anch’essi sionisti per essere pubblicati.
La Cisgiordania sarà annessa, ma non i Palestinesi che vi abitano. Le organizzazioni di sinistra saranno dichiarate illegali e i loro dirigenti arrestati. Il Governo pubblicherà una lista nera di quelli che hanno opinioni sgradite, ai quali non sarà permesso lasciare il paese o parlare con media stranieri. Solo chi uccide un Ebreo sarà giudicato un vero assassino e i testi delle leggi saranno divisi in due parti, una per gli Ebrei ed una per i non-Ebrei. Solo gli Arabi saranno passibili della pena di morte.
Una legislazione speciale darà ai coloni il diritto di prendere il controllo di qualsiasi terreno in Cisgiordania, e la censura militare impedirà qualsiasi informazione che potrebbe “nuocere alla potenza delle Forze israeliane di difesa”. La Corte suprema servirà unicamente come Corte d’appello e non esaminerà petizioni dirette sulle violazioni dei diritti civili. I giudici della Corte suprema saranno selezionati dal Parlamento e in tribunale ci saranno fasce orarie riservate ai coloni di Cisgiordania, ai rabbini e al partito al potere. Solo giudici religiosi potranno avere l’incarico di presidente di tribunale. I rabbini godranno dell’immunità legale simile a quella dei deputati del Parlamento. Qualsiasi dichiarazione di guerra o di pace dovrà ricevere l’approvazione dei Saggi del Consiglio della Torah.
In realtà non è necessaria molta immaginazione per evocare tutto ciò. Il futuro è adesso. La rivoluzione va avanti; basta aspettare quel che capita.
http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/a-new-israel-in-the-making-1.395241

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