lunedì 19 novembre 2012

Sporchi giochi politici sulla pelle degli innocenti

Un film sulla Shoah, siamo in un ghetto ebraico un ragazzo sta camminando, un soldato nazista punta il fucile e spara, lo uccide così senza una ragione, perchè gli va, perchè può farlo. Ghetto di Gaza 2012 un bambino sta giocando a pallone, un soldato israeliano punta il fucile e spara, lo uccide senza motivo. Perchè gli va, perchè può farlo. Oggi gli “ebrei” sono i palestinesi, sono gli ebrei degli israeliani. Costoro hanno per i palestinesi lo stesso disprezzo che a suo tempo ha colpito gli ebrei. L'occidente ha sempre creduto di essere superiore ai popoli “orientali” considerati come bruti senza cervello che era giusto dominare e sottomettere, Israele fatte salve poche eccezioni di coraggiosi, pensa di essere occidentale. Così fa piovere le sue bombe di “stato democratico”, come si percepisce, sulle teste di un popolo inerme uccidendo senza motivo ad oggi più di 90 persone. Maledetti. Maledetti assassini. Interpellato da un giornalista Peres, noto criminale di guerra giustifica l'atroce massacro con un luogo comune così stantio che ho potuto citarlo, come già vecchio, in un racconto che ho scritto nel 2002. “Abbiamo fatto la pace con la Giordania e con l'Egitto, ma i palestinesi non vogliono la pace”. E dire che gli hanno dato il nobel per la pace...ma del resto lo hanno dato anche ad Obama e poco c'è mancato che lo dessero a Sharon. Il noto cosiddetto pacifista Yoshua invece si produce in un'affermazione surreale: “Gaza è uno stato con un esercito e sta attaccando Israele”. Vuoi vedere che il famoso stato palestinese c'era già e non ce ne eravamo accorti? Ma i motivi in realtà ci sono, si tratta di sporchi calcoli politici sulla pelle di bambini e giovani innocenti. Da tempo i guerrafondai israeliani minacciavano un altro “piombo fuso” perchè lo hanno scatenato adesso? Ci sono a breve le elezioni in Israele e cosa meglio di una “guerra” per compattare la popolazione e rastrellare voti? Più morti ci sono più voti rimediano. Ma come si fa a chiamare guerra un massacro unilaterale su una popolazione inerme? Anche le definizioni sono false e bugiarde. Un secondo motivo è la richiesta all'Onu da parte dell'Ap del riconoscimento dello stato palestinese come osservatore che avverrà a novembre. Israele sa che il suo complice abituale non può porre il veto e si tratta perciò di imbrogliare le acque, far tanto casino da oscurare questo avvenimento che potrebbe dare ai palestinesi qualche strumento di difesa e di contrattazione. Si dice che non è importante chi ha cominciato e invece si, è importante sapere che ha cominciato Israele gratuitamente e proditoriamente rompendo una tregua che Hamas ha sempre rispettato. Israele aveva bisogno che i gazawi si incazzassero tanto da tirare centinaia di razzi che del resto sono meno di una puntura di spillo per Israele che li intercetta pure prima che cadano. Così potrà dire che sono i gazawi a essere terroristi e quanto sia inopportuno dare ai palestinesi questo riconoscimento. Ma non illudiamoci, anche senza i kassam avrebbe trovato comunque qualche argomento perchè chi ha il potere ha sempre ragione e il mondo accetta le sue argomentazione secondo cui il sasso tirato da un bambino contro un carro armato è un atto di guerra. Il 16 novembre è stato assassinato Ahmed Jabari, dipinto come un terrorista della peggior specie e come “il nostro Bin Laden” la testimonianza di Gershon Baskin l'attivista che ha contribuito a mediare tra Israele e Hamas nelle trattative per il rilascio di Shalit, ci dà un quadro ben diverso della situazione e dimostra quanto Israele voglia la pace. di Nir Hasson – 16 novembre 2012 Ore prima di essere ucciso, l’uomo forte di Hamas, Ahmed Jabari, aveva ricevuto la bozza di un accordo di tregua permanente con Israele, che comprendeva meccanismi per mantenere il cessate il fuoco nel caso di scontri tra Israele e le fazioni della Striscia di Gaza. Baskin ha dichiarato giovedì ad Haaretz che alti dirigenti israeliani erano al corrente dei suoi contatti con Hamas e i servizi segreti egiziani, mirati a formulare una tregua permanente ma che, ciò nonostante, essi hanno approvato l’assassinio. “Penso che abbiano commesso un errore strategico,” ha affermato Baskin, un errore “che costerà la vita di un grande numero di innocenti di entrambe le parti.” “Questo sangue avrebbe potuto essere risparmiato. Quelli che hanno preso la decisione devono essere giudicati dagli elettori, ma, con mio rammarico, otterranno più voti proprio per questo,” ha aggiunto. Baskin aveva inviato messaggi quotidiani per mesi prima della formulazione dell’accordo. Aveva mantenuto aperto il canale di comunicazione con Gaza anche dopo il completamento dell’accordo su Shalit. Secondo Baskin, negli ultimi due anni Jabari aveva interiorizzato la consapevolezza che le tornate di ostilità con Israele non erano di beneficio né ad Hamas né agli abitanti della Striscia di Gaza e causavano soltanto sofferenze, e aveva agito molte volte per evitare i lanci di Hamas contro Israele. Ha affermato che anche quando Hamas era stato forzato a partecipare al lancio di razzi, i suoi razzi finivano sempre in spazi israeliani aperti. “E ciò era voluto,” ha chiarito Baskin. Mesi fa Baskin ha mostrato al ministro della difesa, Ehud Barak, una bozza dell’accordo e sulla base di tale bozza è stato creato un comitato interministeriale sul problema. L’accordo doveva essere la base per una tregua permanente tra Israele e Hamas, che avrebbe prevenuto le ripetute tornate di scontri. “In Israele,” Baskin ha detto, “hanno deciso di non decidere e nei mesi recenti ho preso l’iniziativa di sollecitare di nuovo.” Nelle settimane recenti egli ha rinnovato il contatto con Hamas e con l’Egitto e proprio questa settimana era in Egitto a incontrare personaggi di vertice del sistema dei servizi segreti e con un rappresentante di Hamas. Egli afferma di essersi formato l’impressione che la pressione esercitata dagli egiziani sui palestinesi perché smettano gli attacchi sia stata seria e sincera. “Era destinato a morire; non un angelo né un giusto uomo di pace,” ha detto Baskin di Jabari e dei suoi sentimenti dopo l’uccisione, “ma il suo assassinio ha ucciso anche la possibilità di ottenere una tregua e anche la capacità di operare dei mediatori egiziani.

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