mercoledì 11 giugno 2014

ISRAELE: sì al nutrimento forzato dei detenuti palestinesi




Lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi in detenzione amministrativa, iniziato il 24 aprile, entra oggi nel 48° giorno. Da allora, almeno 80 dei circa 280 sono stati ricoverati in ospedale a causa delle gravissime condizioni di salute. Ma i detenuti temono ora di essere soggetti ad un’altra violazione: il nutrimento forzato.

Testo di Rosa Schiano

Roma,10 giugno 2014, Nena News - La Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato ieri la prima lettura di un progetto di legge che dovrebbe permettere il nutrimento forzato dei detenuti in sciopero della fame. Il progetto di legge allo stato corrente dovrebbe consentire il capo del servizio carcerario israeliano di contattare una corte distrettuale e richiedere l’autorizzazione per costringere un detenuto in sciopero della fame a mangiare forzatamente. Questo sarebbe acconsentito solo se un dottore affermasse che il detenuto si trovi in gravi condizioni di salute.

A quel punto, secondo la legge, la corte considererebbe la valutazione del dottore e quella del comitato di valutazione del codice etico-comportamentale ospedaliero prima di emanare una sentenza. Oltre alle condizioni di salute, il giudice dovrebbe tenere in considerazione motivi di “sicurezza”. Nel caso in cui il nutrimento forzato in un caso particolare fosse approvato dal giudice, il personale del servizio carcerario sarebbe in grado di nutrire i detenuti amministrativi contro la loro volontà ed usare la forza per farlo. Il progetto di legge è passato con 29 voti a favore e 18 contrari.

Una legge, quella del nutrimento forzato, voluta dal primo ministro israeliano Netanyahu, su richiesta fatta del servizio segreto israeliano Shin Bet, secondo il quotidiano israeliano Haaretz.

Secondo il quotidiano israeliano, durante le recenti consultazioni, il direttore dello Shin Bet Yoram Cohen ha espresso il suo supporto all’approvazione di questa legge dicendo che sarebbe una “soluzione adeguata” all’ondata di scioperi della fame intrapresi dai prigionieri in detenzione amministrativa nelle carceri di Israele. Lo Shin Bet dichiara che la detenzione amministrativa è “uno strumento necessario nella guerra al terrorismo” e ammette che non vi sono prove sufficienti per accusare i detenuti.

Nel frattempo, il presidente della Waed Association for Prisoners and Ex-prisoners, Tawfiq Abu Naem, domenica ha confermato che sono 80 i detenuti ricoverati in ospedale dall’inizio dello sciopero della fame.

Le loro condizioni di salute peggiorano, come denuncia la Società dei prigionieri palestinesi (Palestinian Prisoner’s Society) secondo cui il servizio carcerario israeliano (IPS) sta mettendo a rischio la vita di alcuni detenuti palestinesi in sciopero della fame che soffrono di emorragia gastrointestinale cercando di portarli a fermare lo sciopero della fame in cambio del trattamento medico di cui hanno bisogno. Un avvocato della Società dei prigionieri palestinesi, Jawad Polis, che ha visitato alcuni detenuti nell’ospedale “Tal HaShomer”, ha riferito in un comunicato che “il servizio carcerario israeliano sta prendendo misure arbitrarie contro i detenuti accolti negli ospedali”.

L’avvocato ha sottolineato il deterioramento delle loro condizioni di salute, in quanto alcuni hanno iniziato a soffrire di dolore ai muscoli e problemi alla vista, mentre altri due sono svenuti e portati al reparto di terapia intensiva. Un buon numero di detenuti in sciopero della fame soffre di diabete ed altri problemi di salute, 11 detenuti hanno rifiutato di prendere medicine in protesta alla detenzione. Secondo l’avvocato, i detenuti hanno perso circa 16 chili in quanto assumono solo acqua ed alcune vitamine. Ufficiali del servizio carcerario mangiano di fronte ai detenuti nel tentativo di tormentarli psicologicamente.

I detenuti palestinesi nel carcere di Ayalon, di Kaplan e Wolfson Medical Centers hanno riportato agli avvocati dell’associazione Addamer, che si occupa di diritti umani e diritti dei detenuti, del peggioramento delle loro condizioni, ma rimangono comunque determinati nelle loro richieste perché termini la detenzione amministrativa. Circa 80 detenuti in sciopero della fame sono ricoverati in 9 ospedali, incluso: Meir, Aykhlouf, Kaplan, Birzelei, Tel Hashomer, Belinson, Afoula, Suroka, and Wolfson. Alcuni detenuti nell’ospedale di Kaplan hanno riportato agli avvocati di Addamer che i dottori hanno minacciato di praticare la nutrizione forzata ai detenuti in sciopero della fame in caso di perdita di conoscenza.


I dottori avrebbero minacciato di “introdurre cibo nel corpo attraverso il naso nello stomaco senza consenso, ammanettando (i prigionieri)”. Secondo Addamer, la legge, se approvata al Parlamento israeliano, costituirebbe un pericoloso passo verso l’istituzionalizzazione della tortura sui detenuti in sciopero della fame, cosi come viene considerata dal diritto internazionale e dalla World Medical Association. Secondo quest’ultima, infatti, “il nutrimento forzato sui detenuti in sciopero della fame è immorale, e mai legittimo”.

I protocolli aggiuntivi alla Convenzione di Ginevra affermano esplicitamente che è vietato sottoporre i detenuti “ad un intervento medico che non sia motivato dal loro stato di salute e non sia conforme alle norme sanitarie generalmente riconosciute e applicate in circostanze mediche analoghe alle persone che godono della libertà”. Secondo il protocollo, “le persone che esercitano una attività di carattere medico non potranno essere costrette a compiere atti o effettuare lavori contrari alla deontologia”.

Ai detenuti palestinesi in sciopero della fame è stato comunicato il rischio che corrono per la propria vita, la condizione dei loro muscoli centrali sta deteriorando ed il grasso muscolare scompare dal corpo. Alcuni dottori hanno informato i detenuti della possibilità di soffrire di attacchi di cuore o infarti in qualsiasi momento. Alcuni detenuti soffrono di emorragia intestinale, vomitano sangue e svengono oltre a soffrire di grave perdita di peso, diminuzione del battito cardiaco ed aumento dello zucchero nel sangue.

L’associazione Addamer riporta che i detenuti palestinesi negli ospedali sono legati ai loro letti con gambe e mani per 12 ore al giorno e legati con una gamba per le restanti 12 ore.

I detenuti devono chiedere permesso ai sorveglianti per usare il bagno, e non è permesso loro usarlo durante la notte. In quanto costantemente legati, ai detenuti è vietato camminare nelle stanze, nonostante le raccomandazioni del Ministero della Salute di permettere loro di camminare per mantenere la circolazione del sangue.

I detenuti in sciopero della fame sono anche vittime di maltrattamenti da parte del personale medico negli ospedali e nelle cliniche delle prigioni. I dottori rifiutano di svelare completamente gli integratori che somministrano ai detenuti, rendendoli così timorosi di assumere integratori che comporterebbero una rottura dello sciopero della fame non intenzionale.

Nel frattempo, nelle carceri israeliane il servizio penitenziario impone spesso misure punitive contro chi rifiuta il cibo, incluso isolamento, violenze fisiche, privazione di assistenza sanitaria, confisca di prodotti per l’igiene e affetti personali, visite familiari e legali negate o posticipate.

Il 1 maggio 2014, riporta Addamer, c’erano 5271 detenuti politici palestinesi nelle carceri israeliane. Di questi, 192 tenuti sotto regime di detenzione amministrativa (di cui 8 membri del Consiglio Legislativo Palestinese), 196 minori (27 sotto I 16 anni) e 17 donne. Nena News
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