lunedì 1 dicembre 2014

LO STATO FUORILEGGE DI iSRAELE PARTE PRIMA


Dal 1948 Israele ha accumulato un lungo elenco di aggressioni
militari, violazioni di diritti umani e crimini di guerra.
Al Jazeera 20 agosto, 2014
Richard Falk
Richard Falk è Albert G. Milbank Professore Emerito di Diritto Internazionale
all’Università di Princeton e ricercatore presso il Centro Orfalea di Studi Globali. E’
anche stato relatore speciale per le Nazioni Unite sui diritti umani dei palestinesi.
Akbar Ganji
Akbar Ganji è uno dei più importanti dissidenti politici iraniani ed ha ricevuto più di
una dozzina di premi per i diritti umani per il suo lavoro. In carcere in Iran fino al
2006, è autore del volume The Road of Democracy in Iran (la strada della democrazia
in Iran), che delinea una strategia per una transizione non violenta alla democrazia in
Iran.
Israele è diventato uno Stato fuorilegge. John Rawls, nel suo libro The Law of Peoples [La legge
dei popoli] definisce Stato fuorilegge lo Stato che viola in modo sistematico i principi universali dei
diritti umani ed aggredisce altre nazioni. Israele è colpevole di tali reiterate violazioni, come anche
di parecchie massicce azioni di aggressione, per cui è ragionevole e responsabile identificarlo come
Stato fuorilegge.
Aggressioni militari di Israele contro altri paesi
Lo Stato di Israele è nato nel 1948. La Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite è ampiamente considerata la base legale più solida per la fondazione dello Stato di Israele. A
quella data ai palestinesi fu riconosciuto il 45% della Palestina storica, mentre il 54% fu attribuito
ad Israele, e l’1% venne qualificato come zona speciale destinata alla città di Gerusalemme, sotto
controllo internazionale.
Dopo la Guerra del 1948 contro I vicini Stati arabi, le annessioni di territori da parte di Israele
ridussero l’area palestinese al solo 22%. Nella guerra del 1967 Israele occupò i restanti territori
palestinesi, dal 1948 sotto l’amministrazione di Giordania ed Egitto, e da allora ha usurpato la
Palestina occupata nei peggiori modi illegali, rendendo di fatto impossibile il progetto di uno Stato
palestinese.
Inoltre Israele ha sferrato una serie di brutali aggressioni contro Gaza (2008-2009, 2012,2014),
violando la legislazione internazionale, la Carta delle Nazioni Unite e le leggi di guerra.
Ad aggravare ulteriormente la posizione di Israele intervengono numerose azioni di aggressione
contro altri Stati sovrani:
Attacchi militari all’Iraq nel giugno 1981, che distrussero il reattore nucleare Osirak, allora in fase
di costruzione, al fine di impedire il programma nucleare iracheno e perpetuare così il monopolio
israeliano sugli armamenti nucleari nella regione.
Invasione del Libano nel 1978 e 1982, a cui va aggiunta l’occupazione israeliana del sud del Libano
fino al 2000. Nel settembre 1982 Israele si rese complice del massacro di Sabra e Shatila compiuto
dalle milizie falangiste maronite, durante il quale vennero uccisi a sangue freddo dai 1500 ai 3000
palestinesi, donne, bambini e disabili.
Attacco militare al Quartier Generale dll’OLP ad Hamman in Tunisia, nell’ottobre 1985, che causò
l’uccisione di 60 persone, e venne condannato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Invasione del sud del Libano nel 2006, che consistette in 33 giorni di guerra contro Hezbollah, e
nella distruzione di quartieri residenziali nel sud di Beirut, dove fu applicata la “Dottrina Dahiya” –
la razionalizzazione dell’uso illegale da parte di Israele di una potenza militare sproporzionata
contro il popolo palestinese.
Attacchi contro la Siria, il 2 ottobre 2007, che distrussero il reattore nucleare nella regione di Deir
ez-Zor.
L’attacco, nel maggio 2010, in acque internazionali, della nave passeggeri turca Mavi Marmara, che
faceva parte della Freedom Flotilla, impegnata a portare assistenza umanitaria alla popolazione di
Gaza sfidando il blocco internazionale: vennero uccisi nove pacifisti nonviolenti.
Tre attacchi militari illegali alla Siria, nel 2013 e 2014.
Reiterati attacchi militari in Sudan, nel 2009, 2011 e 2012, presumibilmente diretti ad impedire il
rifornimento di armi ad Hamas a Gaza, che provocarono parecchi morti.
Inoltre Israele occupa dal 1967 le alture del Golan siriano, ha costruito colonie illegali ed ha
instaurato una presenza permanente. Israele ha anche rifiutato di ritirarsi dalla Cisgiordania e da
Gerusalemme Est, come richiesto all’unanimità dalla Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza.
Israele ha acquisito segretamente ed illegalmente un arsenale di circa 300 testate nucleari,
diventando l’unica potenza nucleare in Medio Oriente, e l’unico paese al mondo che rifiuta di
ammettere di essere in possesso di armi nucleari.
Violazioni sistematiche dei diritti umani e regime di apartheid
L’ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ha dichiarato, nel suo libro Palestine: Peace not
Apartheid, che il regime di occupazione in Cisgiordania presenta gli aspetti di sistematica
discriminazione propri di un regime di apartheid. La minoranza palestinese residente in Israele è
soggetta a cinquanta leggi discriminatorie, che ne limitano i diritti sia individuali che collettivi. Lo
Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale considera l’apartheid un crimine contro
l’umanità.
I palestinesi della Cisgiordania vivono senza la protezione della legge e privi di diritti fin dal 1967,
essendo sottoposti all’amministrazione militare e alle pratiche oppressive dell’Autorità Palestinese,
mentre gli abitanti illegali delle colonie godono della piena protezione dello Stato di diritto
israeliano.
Come scrive Gideon Levy, giornalista israeliano progressista, Israele è “una democrazia soltanto per
i suoi cittadini ebrei, che sono pronti ad adeguarsi al pensiero dominante, ogni volta che i carri
armati israeliani oltrepassano il confine”. I cittadini ebrei di Israele che osano opporsi alle
aggressioni condotte dal proprio paese vengono spesso attaccati e minacciati. I palestinesi di Israele
vengono trattati ancor peggio, sono sottoposti a dure misure restrittive e sono oggetto di forti
sospetti ogni volta che si pone un problema di sicurezza.
Crimini di Guerra di Israele nei confronti dei palestinesi.
Non solo la Risoluzione 465 del Consiglio di Sicurezza parla ben due volte di “Territori palestinesi
o arabi occupati dal 1967”, ma dichiara ed afferma anche che le colonie di ebrei nei territori
palestinesi costituiscono una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. L’arrogante rifiuto di
smantellare gli insediamenti – illegali in base all’articolo 49 (6) – ed il rifiuto di rimuovere il muro
di separazione come imposto dalla Corte Internazionale di Giustizia, rappresentano gravi violazioni
di questa Convenzione, ed in quanto tali si configurano come crimini di guerra.
Israele evacuò le proprie forze militari ed i coloni dalla Striscia di Gaza con l’iniziativa di
“disimpegno” del 2005, ma in realtà mantenne il controllo effettivo di Gaza, e rimase vincolato agli
obblighi di una potenza occupante previsti dal diritto internazionale umanitario.
Di fatto, Israele ha trasformato le condizioni di vita a Gaza da una situazione di amministrazione
militare diretta ad una restrizione della popolazione nella più grande prigione a cielo aperto del
mondo. Ha mantenuto il controllo totale delle vie di entrata e di uscita da Gaza, dello spazio aereo e
delle acque marittime, impedendo la vita all’interno di questa prigione con periodiche violente
incursioni mortali. La maggior parte dei palestinesi di Gaza sono stati di fatto rinchiusi fin dal 1967,
ed in modo assoluto dal 2007. Durante questo periodo, Israele ha condotto periodicamente
operazioni militari contro Gaza; ha imposto e mantenuto un blocco illegale; ha commesso frequenti
azioni violente oltre confine ed ha commesso numerosi gravi crimini di guerra:
Israele ha attaccato Gaza nel 2008-2009, uccidendo più di 1400 palestinesi, ferendone 5300,
creando 51.000 rifugiati interni, distruggendo 4000 case, provocando danni economici per 4
miliardi di dollari, ed impedendo il rifornimento dei materiali necessari alla ricostruzione.
Gli attacchi israeliani su Gaza del 2012 hanno provocato la morte di 173 persone e il ferimento di
1221, originati dall’assassinio mirato da parte di Israele del leader militare di Hamas, Ahmed Jabari,
mentre stava per firmare un documento di tregua.
L’aggressione contro Gaza sferrata l’8 luglio 2014 ha ucciso più di 2000 palestinesi, ne ha feriti
circa 10.181, con il 75-80% di vittime tra i civili. Questa massiccia operazione militare israeliana ha
causato oltre 660.000 sfollati interni, tenendo conto del divieto di ogni diritto per i palestinesi di
lasciare la zona di conflitto durante tutta l’offensiva militare che ha terrorizzato l’intera popolazione
di Gaza. Secondo le stime, 459 bambini palestinesi sono stati uccisi e circa 3000 feriti.
A fronte di questo, le perdite da parte israeliana in questo attacco sono ammontate a 68 israeliani
morti, di cui 65 erano militari. La disparità nel numero delle vittime ed il rapporto tra morti militari
e morti civili sono indici significativi per come attribuire la responsabilità morale del massacro
compiuto.
Questa è la prima parte del saggio di Richard Falk e Akbar Ganji sulla violazione del diritto
internazionale da parte di Israele. La seconda parte verrà pubblicata il 21 agosto.
Le opinioni espresse in questo articolo sono opinioni personali degli autori e non rispecchiano
necessariamente le politiche editoriali di Al Jazeera.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)

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